sabato 22 febbraio 2014
venerdì 21 febbraio 2014
Pizzeditoriale del giro di boa
Ormai l’ultimo editoriale visto da queste parti, risale più o meno a quando il Giova aveva in rosa Beppe Signori ed a contrastarlo, Japo, schierava il duo di difesa costituito da Loria e Portanova!
Non sto qui ora a rubarvi del tempo raccontandovi fregnacce di cui non vi importa nulla, ma voglio provare, in una veste di editorialista ormai consumato, nonché partecipante pur sempre storico, a fare un punto di questo inverno nel nostro campionato.
E’ scontato che una mia analisi non sarà mai l’analisi che può fare un Gigi, un Gianni o un GoGo, ma da appassionato di calcio che segue tanto la serie A nei weekend, mi sento di fare una “summa” relativa a tutte (o quasi) le 22 giornate fino ad ora viste.
Onestamente non mi piace troppo guardare i numeri come faceva Giorgio Tosatti su qualche mediocre rotocalco sportivo, quando faceva il punto sulla giornata, sfornandone senza giudizi sulle squadre e sui match, lasciando agli spettatori una sterile valutazione, figlia di una scrematura puramente numerica!
…ma non si può non ricordare il fatto che chi era in vantaggio (soprattutto largo) di questi tempi, ha sempre vinto alla fine l’alloro!
Se quest’anno c’è qualcosa che salta all’occhio, e ripeto, non voglio parlare di numeri o statistiche, è la multiforme faccia da drago che assume il GoGo ogni domenica.
Il segreto (“The Secret” come lo chiamava il maestro Gibram ) della folle corsa al record e alla vittoria finale della Macumba sta in questa faccia camaleontica da mostro marino che si è montato in estate, e settimanalmente sfodera con risultati fuori da ogni previsione.
Non so di quanti attaccanti disponga (non ricordo quanti ne abbia ognuno di noi), ma mi pare che non sia poco il fardello di trovarsi ogni Santa Volta, con il dubbio amletico di chi scegliere, sapendo che al 90% si rinuncerà a qualche bonus…
Addirittura si sta verificando un fenomeno (che oserei ironicamente definire di “costume e società” tanto è clamoroso) che è quello di trovare un attacco che ha oltre a voti alti anche gol all’attivo, e i panchinari (talvolta addirittura tutti e 2) che ne hanno altrettanti!
Mai visto. Almeno con questa costanza.
Nessuno ha un reparto all’altezza.
Si parla tanto di Gonzalo Higuain. D’accordissimo con tutti gli adulatori: è un fenomeno. E’ un campione, un leader, uomo squadra dalle mille doti. Ma non sta segnando da bomber.
Si parlava di Giuseppe Rossi. Rinaudo gli ha regalato un viaggio negli States per intervento e lunga riabilitazione con una pedatina. Da sempre c’è quel nome…Balotelli, che pare dover esplodere in ogni istante, ma se in un match si esalta e fa scintille da fenomeno, in quello seguente, o addirittura nei 2 successivi, si mette a far le bizze e scende sotto il 5 comicamente. Gervinho è meravigliosamente stupendo. Ma non segna. O lo fa quando non conta (Coppa Italia).
Di Natale non si può buttare sempre come in passato tra i titolari. Va saputo considerare e ogni volta va fatta una scelta. Non è un 1992 o un 1987. E’ un DOC vintage 1977!
Carlitos Tevez è in grande forma e sta segnando con regolarità e Rodrigo Palacio ha ripreso a buttarla dentro dopo 2 mesi di presenze a vuoto. Questa è sicuramente una bella coppia per Gigi.
Ma anche lì: se trova la giornata in cui il gol di Tevez lo “segna” Llorente, Pogba o un bianconero a caso, e l’Inter si trova nella parte bassa dell’iperbole che è fisiologica al gioco di Mazzarri, Fede è fottuto.
Sta tornando alla stragrande Gilardino, alterno nelle realizzazioni, ma sempre pericoloso.
Stendiamo un velo pietoso sull’attacco “peto” di Jacopo che ormai sa già di dover pregare in aramaico per acciuffare un terzo posto da playoff, dove peraltro verrebbe randellato immediatamente.
Se su quello di della Ribotta dobbiamo stendere un velo pietoso, adagiamo una calda coltre su quello dei Pizzajuoli. Eccezion fatta per Mario Gomez che di fatto non ha mai avuto modo di mostrare il suo valore, il resto è un pianto del muro!
Alla fine, gira e rigira, anche se tra quei 5 o 6 non ha nomi altisonanti, il GoGo (che mi pare abbia già iniziato a piangere da qualche giorno alla paura di avere Mario Gomez contro la prossima) è quello che spavaldamente galoppa ogni Domenica! Llorente è sempre positivo. E segna. Immobile è terminale del Toro in un modo esagerato, ed ogni azione che parte, sia da El Kaddouri, sia da Farnerud, sia da Cerci, converge spaventosamente su di lui. E ogni volta va in rete. Non so quante domeniche di fila siano che la mette dentro. Ma ciò che colpisce, e che dovrebbe zittire il Gianni ( e me che la pensavo forse ancor più in maniera estrema della sua nonostante mi piaccia come uomo d’area), è che Ciro l’”altoatesino” è in ogni partita potenziale realizzatore di 3 o 4 gol. Nitidi!!!
Gabbiadini è un talento ma segna poco (almeno se paragonato agli altri 2), Berardi va saputo selezionare nelle giornate sì, tralasciandolo in quelle no, e Destro si è preso tutti i gradi di primo vero bomber della Roma di Garcia.
Senza contare il centrocampo (anche lì per noi 5 contendenti sono cavoli amari), il GoGo si ritrova un attacco che segna in continuazione. Non triplette o quaterne, ma gol calibrati ed alternati con quel sano “dosatore” che la mano della Dea del Fantacalcio fa calare a favore di chi generosamente decide che deve vincere.
Purtroppo, il nostro Campionato e la Real Macumba, da qualche mese hanno perso uno dei pochi talenti autentici rimasti, che regalavano scintille (quando di puro genio, quando di “moccoli” sbraitati per il campo – ma sempre di scintille si trattava): Alino Diamanti.
Chiaro che un po’ la moglie di Taipei e un altro po’ la cascata di Renminbi (la valuta in terra cinese) ci hanno impedito di trattenerlo qua. Ma se da un lato il Bologna ha accusato psicologicamente il colpo in maniera devastante, la Real Macumba lo ha sostituito forse come fanno solo le grandi Società.
In realtà sul campo, il Bologna di Ballardini non si è nemmeno troppo accorto di un Alino in meno, andando prima a vincere a Torino contro un sempre frizzante Toro, e poi sfiorando il punto a San Siro, se non fosse stato per un “pedatone” da 30 m di quel Diavolo di Balotelli a 5 minuti dalla fine del match.
Ancor meno, se n’è accorta la Real Macumba.
Ricordo quando la Grande Juve cedette (alla cifra –allora- record di 160 miliardi – non mi vorrei sbagliare) Zidane al Real Madrid.
Gli scettici sostennero che avrebbe avuto ripercussioni di immagine e sul campo devastanti.
La grande dirigenza di allora si riunì, e in un battito di ciglio acquistò Buffon, Thuram e Pavel Nedved. Quest’ultimo di lì a pochi anni sarebbe diventato Pallone d’oro. E gli altri 2, rappresentarono lo zoccolo sul quale la Juve costruì gli scudetti e il futuro di un decennio a seguire stravincente.
Il centrocampo del GoGo è oggi formato da gente come Florenzi, che anche se in testa ha un ananas in avanzato stato di maturazione, non è più attaccante aggiunto. Oggi è vero e proprio centravanti, sempre che guarda la porta, ed è migliorato sotto un profilo squisitamente tattico, in modo esagerato.
Il “maceratese” Jack Bonaventura è un’ala corteggiata da mezza serie A.
Non ha forse ancora la costanza di un fuoriclasse, ma la maturità nel convergere e guardare la porta sempre con i piedi per l’assist dell’ultimo secondo che ha raggiunto, trovo sia da vero campione del futuro.
Antonio Candreva è l’uomo simbolo dell’Aquila laziale. Più di Klose, più forse di Mauri. E’ un leader silenzioso. Non ha il genio di Diamanti. Forse non ha nemmeno la duttilità di Florenzi. Ma è un piccolo robot, capace tecnicamente di fare tutto, con un piede destro sublime, ed una mente che in certi momenti mi ricorda quella di un certo Rafa Nadal a me particolarmente caro.
E’ un Lord inglese educatissimo. Sia in campo che fuori, ma che nel pieno dell’agonismo del match, è capace di trovare la porta da 30 metri, rimanere freddo ed implacabile rigorista, e di inventare dal nulla dei pennelli di stampo impressionista (come l’assist sulla capoccia di Klose per il gol vittoria contro l’Inter all’Olimpico)…
Romulo è l’ultimo arrivato.
Un centrocampista anomalo. Gioca con il numero 2.
E a parte le occhiaie che porta, tipiche di un pippaiolo che dorme 1 ora a notte, forse rappresenta assieme a Jorjinho e pochissimi altri, il segreto del grande Verona di Mandorlini.
E’ un mulo infaticabile, e anche se non segna con costanza, ha anche lui la dote di giocare sempre puntando l’area piccola, da qualsiasi parte del campo parta, palla al piede.
I cross che ha fatto arrivare in area sono infiniti. Le verticalizzazioni per il macino di Iturbe non si contano.
E soprattutto il pendolino che rappresenta su quella fascia destra, non è soltanto un elemento spronante per i compagni, ma anche uno stantuffo difficile da bloccare per gli avversari.
Ok, sarà di un altro ruolo e non voglio stare qui a cantare l’inno della Real Macumba, ma lasciatemi spendere 2 parole su Emerson.
Sinceramente non saprei da dove partire.
Nel ruolo di centrale non è malaccio anche se si tratta di un rude picchiatore e poco più.
Ma in fase di costruzione è qualcosa di …mai visto!
Qualcuno ha in mente i gol contro il Torino in casa o a Cagliari la scorsa settimana?
Lui la fase di costruzione la salta direttamente.
Quando gli capita di trovarsi palla al piede nel cerchio di centrocampo, già pensa al tiro. E non è che è lanciato ai 100 all’ora verso la porta, e quindi pensa a tirare in quanto in pochi secondi si troverà in area piccola. Pensa a tirare anche trotterellando con il pallone sotto la suola, appena lasciata la circonferenza del centrocampo. E pochissimi, ripeto, pochissimi, metri dopo, lascia partire il sinistro.
Qualche giorno fa parlavo di effetti strani che mi ricordavano Branco, Roberto Carlos, Dunga o Ronald Koeman.
Oggi, riflettendoci, penso che proprio così, io personalmente non ne ho mai visti.
Nessuno può pensare che lasci partire un missile da tanto lontano.
Nemmeno Ibrahimovic ha mai osato tanto nei suoi pensieri da fenomeno onnipotente.
Il primo gol non lo vidi. Da allora, quando posso, nello zapping delle partite in contemporanea della domenica, cado spesso sul Livorno. Ed almeno 1 o 2 tentativi per gara li prova.
Effettivamente, se uno spettatore non sa di cos’è capace, vedendolo “masturbarsi” il pallone ai piedi, pensando di tirare di lì a breve, mentre si trova ancora a centrocampo, non può non pensare che si tratti di un folle.
Basta vederlo far partire una zampata una volta, e si capisce che quelle sono parabole che forse nella storia del calcio, può condividere con un numero talmente esiguo di calciatori, da contarli sulle dita della mano…di un monco!
Insomma, per farla breve, quest’anno penso proprio che il GoGo abbia semplicemente azzeccato ciò che gli anni scorsi gli è sempre mancato, ed al di là dei numeri che hanno sempre un peso enorme, ha rappresentato il vero motivo delle sue mancate vittorie: la squadra.
La sua squadra è semplicemente la più forte.
Poi, la storia del calcio è piena di situazioni in cui i più forti non hanno vinto.
Una partita su tutte: mi viene in mente l’estate del 1950, quando in Brasile si giocavano i Campionati del mondo di calcio.
I verdeoro erano la squadra ospitante. Il campionato (ancora coppa Rimet) era stato organizzato con colori e cornici spettacolari per l’epoca. Molte squadre, pur di parteciparvi, si recarono oltreoceano in nave con viaggi di giornate intere e stress psicofisici conseguenti da immaginare.
Il Brasile era la squadra più forte. Ma proprio quella nettamente più forte di tutte le altre.
Il percorso alla finale fu una barzelletta contro qualsiasi avversario.
Chi ne parla, ancora si commuove e piange come un bambino per le traiettorie inventate da Jair ed Ademir, o per come fermava anche i bulldog in difesa Danilo.
La finale fu contro l’Uruguay. Una squadra di gente tosta come la pietra che come capitano aveva un certo Obdulio Varela, assatanato picchiatore in campo, ma padre affettuoso negli spogliatoi con tutti i suoi compagni/amici.
In tribuna lo stesso vivente Jules Rimet aveva preparato il discorso già da giorni per la vittoria del Brasile.
La banda si era esercitata per l’esecuzione di sonate brasiliane di festa, e nemmeno conosceva le note dell’inno dell’Uruguay.
A Rio de Janeiro, il Maracana’ era stracolmo.
Chiunque, nel raggio di migliaia di km era pronto alla festa più grande che il Brasile, in un momento di difficoltà sociali e soprattutto economiche, potesse offrire.
Friaca (abile giocoliere, corridore e colpitore di biliardo) portò in vantaggio il Brasile. E la festa iniziò.
A bordocampo e sulle tribune non si guardava nemmeno più la partita. Si ballava, si cantava, si mangiava e si faceva l’amore. Qualcuno nemmeno si accorse della fine del primo tempo e del cambio campo nella ripresa.
Ma in campo c’era una partita. Racconterà anni dopo il mister uruguagio Lopez Fontana: “nello spogliatoio, durante l’intervallo, ci guardammo tutti in faccia. Guardai Obdulio (Varela, il capitano) e capii che eravamo gli unici a volerci giocare quella partita fino alla fine”.
La ripresa iniziò con la solita spinta “ballata” dei brasiliani, ma l’orgoglio della “Celeste” aveva preso piede, prima nell’animo di ogni giocatore uruguagio, poi sul campo da gioco ed infine in tutto il volume monumentale del Maracana’. Qualcosa stava cambiando.
In 10 minuti, 2 personaggi che negli anni a seguire vennero in Italia a fare le fortune di Milan e Roma, Pepe Schiaffino e Ghiggia, misero la palla in rete alle spalle del “Dio” Barbosa (il portiere di casa).
I giocatori brasiliani sentirono uno ad uno le gambe spezzate. I tifosi si gelarono, passando dai 45° ai -20°.
L’arbitro continuò a far giocare per un fin troppo cospicuo tempo di recupero. Ma niente.
L’Uruguay era campione del mondo.
Obdulio e compagni, al triplice fischio scapparono di corsa negli spogliatoi per evitare linciaggi (che in parte subirono lo stesso) e nella foga di raggiungere ognuno il proprio armadietto, ricevettero al volo come si fa con le staffette delle corse in atletica, la Coppa da un Jules Rimet senza parole.
Il Maracanà era morto. Il “soul” di milioni di brasiliani venne assassinato in 10 minuti, e sugli spalti, come in tutto il Brasile si verificarono decine di suicidi a causa delle somme di denaro ingenti che erano state scommesse sulla vittoria dei padroni di casa.
Ancora oggi, 2 generazioni dopo quello che alla storia è passato come “Maracanazo” (o disastro del Maracanà), qualche over 70, parla del giorno più brutto della sua vita. Nonostante poco più di neonato, quelle emozioni e quell’aria di tenebre che si riverberarono su tutta la Nazione, fecero da “imprinting” sul suo percorso di vita a dir poco in modo determinante.
Racconta Osvaldo Soriano, scrittore e sociologo argentino in uno dei più bei capitoli del calcio scritto della storia ( “Futbol”) di un tassista che conobbe a Rio de Janeiro. Uomo gentile, disponibile e saggio. Uomo di buone maniere e buono. Quando lo accompagnò dall’aeroporto alla destinazione che doveva raggiungere, gli fu chiesto del Maracana ed in quell’ istante si trasformò.
Divenne un uomo triste, grigio. Un volto morto che nascondeva rabbia e dolore.
E davanti ad una tazzina di caffè che Soriano condivise con lui prima di lasciarsi, lo sguardo disperatamente perso nell’aere, annoverando l’11 del Brasile del 1950 che tanto aveva fatto sognare, disse che a quello stadio (senza trovare nemmeno le parole per nominarlo) non ci sarebbe voluto mai più andare, né passare.
Una parte di sé era morta. Per sempre.
Parole di Alcides Ghiggia (l’eroe del gol del 2-1 dell’Uruguay in finale), anni dopo, ricordando l’evento epocale: “3 uomini nella storia hanno ammutolito il Maracanà: il Papa, Frank Sinatra…ed io”.
Torniamo a noi.
Ad oggi è impensabile che la Real Macumba possa incorrere in un “Maracanazo” de no’artri. Anzi, penso proprio che sia a Padova che nel forno a legna di via Nievo si stia già pensando a come festeggiare a maggio e a seguire…
E’ vero che i Leyton Orient non mollano mai. E’ anche vero che il Livorno A.C. venderà la pelle carissima ed in ogni derby di Via dei 1000 esperirà ogni possibile archibugio per arginare il propulsore Real.
Ma il GoGo ci insegna che la statistica non è una scienza a caso. E se la storia ci ha mostrato che esistono anche i “disastri del Maracanà” dove gli ultrafavoriti perdono, abbiamo tutti quanti anche imparato però che questo, accade davvero molto, ma molto ma molto raramente!
Quest’anno, sia che vinca il GoGo, sia che l’alloro vada a qualcun altro, ci sarà da riscrivere la storia.
Da noi non c’è nessun Jules Rimet a consegnar coppe. Ma c’è un Blog, che taglia e cuce inesorabilmente, e non esiterà a glorificare il vincitore, ma soprattutto a far sprofondare nelle tenebre degli sfottò lo sfonfitto!
Osvaldo Soriano, nella sua splendida e vasta bibliografia, scrisse “Futbol”. Chi mi dà una mano a scrivere “Fantafutbol” e definire questa stagione 2013-2014? Ovviamente solo nel caso a vincere non dovesse essere… No, non lo voglio nemmeno dire. Poi mi dicono che gufo!!!
mercoledì 19 febbraio 2014
STATISTICHE PER RANKING
Allora Ernesto, io metto un pò tutto...
Classifica punti fatti
Real 253
Leyton 248
Giova 247
Ciocco 239
Gigi 232
Ribotta 212
per una valutazione migliore di gigi e jacopo gli togliamo il primo anno, cioè miolino e scarti di jacopo e si ottiene
Ribotta 181
Gigi 172
POSIZIONI CLASSIFICA (numero più basso vince)
Ciocco 6,1,4,5,1,6=23
Giova 4,2,2,1,6,3=18
Leyton 3,4,1,6,2,2=18
Real 2,3,6,4,3,1=19
Ribotta 5**,5,3,3,5,4=25
Gigi 1*,6,5,2,4,5=23
*=Miolino F.C.
**=squadra fatta con gli scarti
TITOLI e FINALI
CIOCCO (3 campionati, 2 coppe, 1 supercoppa, 2 finali perse)
-CAMPIONE 2013
-finale supercoppa 2013
-COPPA 2012
-SUPERCOPPA 2012
-finale campionato 2011
-CAMPIONE 2009
-CAMPIONE 2008***
-COPPA 2008***
-ai play off 3 volte su 5
GIOVA (1 campionato, 1 coppa, 4 finali perse)
-CAMPIONE 2012
-finale coppa 2012
-finale supercoppa 2012
-COPPA 2011
-finale campionato 2009
-finale campionato 2008***
-ai play off 4 volte su 5
LEYTON (1 campioanto, 1 coppa, 1 finale persa)
-finale coppa 2013
-CAMPIONE 2011
-COPPA 2009
-ai play off 4 volte su 5
REAL (1 coppa, 1 supercoppa, 1 finale persa)
-finale campionato 2013
-COPPA 2013
-SUPERCOPPA 2013
-ai play off 4 volte su 5
GIGI (1 finale persa)
-finale campionato 2012
-ai play off 2 volte su 4
RIBOTTA (2 finali perse)
-finale coppa 2009
-finale coppa 2011
-ai play off 2 volte su 5
***: il campionato del 2008, il primo, è stato anomalo...la coppa in realtà era il titolo di apertura poi abortito, la finale di campionato di clausura esteso l'ha vinta il giova, ma si era deciso che il campione era il vincente tra il primo titolo e il secondo...quindi campione ciocco, ma nei fatti era una supercoppa...i titoli andrebbero seriamente rivalutati dando a ciocco la COPPA 2008 e la SUPERCOPPA 2008, mentre al giova il CAMPIONATO 2008 e aggiungendo una finale persa agli Orient! Titoli che a conti fatti ciocco neanche avrebbe conquistato perchè se si fosse continuato avrebbe vinto il primo campionato Miolino e non Ciocco, a cui venne assegnato d'ufficio per cambiare formula di gioco, ritenuta noiosa in piemonte
Classifica punti fatti
Real 253
Leyton 248
Giova 247
Ciocco 239
Gigi 232
Ribotta 212
per una valutazione migliore di gigi e jacopo gli togliamo il primo anno, cioè miolino e scarti di jacopo e si ottiene
Ribotta 181
Gigi 172
POSIZIONI CLASSIFICA (numero più basso vince)
Ciocco 6,1,4,5,1,6=23
Giova 4,2,2,1,6,3=18
Leyton 3,4,1,6,2,2=18
Real 2,3,6,4,3,1=19
Ribotta 5**,5,3,3,5,4=25
Gigi 1*,6,5,2,4,5=23
*=Miolino F.C.
**=squadra fatta con gli scarti
TITOLI e FINALI
CIOCCO (3 campionati, 2 coppe, 1 supercoppa, 2 finali perse)
-CAMPIONE 2013
-finale supercoppa 2013
-COPPA 2012
-SUPERCOPPA 2012
-finale campionato 2011
-CAMPIONE 2009
-CAMPIONE 2008***
-COPPA 2008***
-ai play off 3 volte su 5
GIOVA (1 campionato, 1 coppa, 4 finali perse)
-CAMPIONE 2012
-finale coppa 2012
-finale supercoppa 2012
-COPPA 2011
-finale campionato 2009
-finale campionato 2008***
-ai play off 4 volte su 5
LEYTON (1 campioanto, 1 coppa, 1 finale persa)
-finale coppa 2013
-CAMPIONE 2011
-COPPA 2009
-ai play off 4 volte su 5
REAL (1 coppa, 1 supercoppa, 1 finale persa)
-finale campionato 2013
-COPPA 2013
-SUPERCOPPA 2013
-ai play off 4 volte su 5
GIGI (1 finale persa)
-finale campionato 2012
-ai play off 2 volte su 4
RIBOTTA (2 finali perse)
-finale coppa 2009
-finale coppa 2011
-ai play off 2 volte su 5
***: il campionato del 2008, il primo, è stato anomalo...la coppa in realtà era il titolo di apertura poi abortito, la finale di campionato di clausura esteso l'ha vinta il giova, ma si era deciso che il campione era il vincente tra il primo titolo e il secondo...quindi campione ciocco, ma nei fatti era una supercoppa...i titoli andrebbero seriamente rivalutati dando a ciocco la COPPA 2008 e la SUPERCOPPA 2008, mentre al giova il CAMPIONATO 2008 e aggiungendo una finale persa agli Orient! Titoli che a conti fatti ciocco neanche avrebbe conquistato perchè se si fosse continuato avrebbe vinto il primo campionato Miolino e non Ciocco, a cui venne assegnato d'ufficio per cambiare formula di gioco, ritenuta noiosa in piemonte
venerdì 14 febbraio 2014
Commentiamola...
Mi sa che riperdo, le partite non sono proprio a mio favore ultimamente, ma lotterò fino alla fine, ma cosa importantissima...
FORMAZIONE ENTRO VENERDI' 14 ore 20.45
FORMAZIONE ENTRO VENERDI' 14 ore 20.45
sabato 8 febbraio 2014
mercoledì 5 febbraio 2014
sabato 1 febbraio 2014
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